Sui dazi USA non serve la “politica dei muscoli”, occorre il confronto come Italia nell’Unione Europea.

Published by Fabio Massimo Pallottini on

Come abbiamo letto e sentito in questi giorni, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha reso noto che dal prossimo 18 ottobre scatteranno i dazi Usa per 7,5 miliardi di dollari (6,8 miliardi di euro) su prodotti dell’Unione europea. La decisione è maturata dopo il verdetto della WTO, l’Organizzazione mondiale del commercio, che attribuisce agli Stati Uniti il diritto di applicare dazi sui prodotti importati dall’Europa come compensazione per gli aiuti pubblici illegali concessi dall’UE al consorzio aeronautico Airbus.

Su questo tema vorrei fare due tipi di considerazioni: la prima attiene a un problema che riguarda il commercio internazionale, perché tutte queste prove muscolari, queste tendenze ad alzare muri anche quando non c’è bisogno, danneggiano un Paese come l’Italia che vive di esportazioni e creano anche un clima complessivo che di certo non aiuta il commercio.

La seconda considerazione riguarda più nello specifico il settore agroalimentare italiano, che subisce un colpo tremendo perché questi dazi andranno a colpire prodotti che sono leader nel mondo. Siamo già un in un momento di sofferenza per l’agroalimentare italiano, c’è questa emergenza fitosanitaria veramente grave che riguarda alcuni prodotti agricoli, e questi dazi non faranno altro che peggiorare la situazione. Tra le conseguenze più prevedibili, c’è quella per cui la barriera che verrà imposta favorirà in maniera indiretta la diffusione di quei prodotti falsi, pensiamo ad esempio al parmigiano, di cui già purtroppo esiste un commercio diffuso e fiorente.

Quello che serve, però, non è rispondere ai muscoli con i muscoli, ma sviluppare ragionamenti, e farlo soprattutto non tanto solo come Italia, ma come Italia nell’Unione Europea, e come UE nel rapporto con gli altri Paesi del mondo, perché solo a livello europeo riusciremo probabilmente a far pesare di più le nostre ragioni. L’Italia, però, deve tornare far sentire in maniera autorevole la propria voce in Europa, come ultimamente pare che stia accadendo sempre più, e far valere la sua posizione, tanto più che in questo caso il problema nasce dal caso Airbus nel quale il nostro Paese non è coinvolto, ma del quale pagherà comunque le conseguenze. C’è assoluto bisogno di salvaguardare l’agroalimentare nostrano.


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