Alla FAO l’incontro sul futuro del cibo

Published by Fabio Massimo Pallottini on

Si è tenuto nei giorni scorsi a Roma il simposio internazionale “Il Futuro del Cibo”, che ha riunito alla FAO accademici, ricercatori, politici, rappresentanti della società civile e del settore privato, parlamentari e agenzie governative.

Si è trattato di una due giorni molto interessante, che è stata aperta dal Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, il quale ha evidenziato come i sistemi alimentari del futuro “devono garantire alimenti nutrienti, di qualità e tutelare l’ambiente” e che “dobbiamo cambiare le nostre strategie e produrre non più cibo, ma produrre cibo più nutriente”.

La fame, infatti, non è più l’unico grande problema nutrizionale che affligge l’umanità. A tutt’oggi, oltre 2 miliardi di adulti dai 18 anni in su sono in sovrappeso e 670 milioni di essi sono obesi. Inoltre, l’aumento dell’obesità tra il 2000 e il 2016 è stato più rapido rispetto a quello del sovrappeso in tutte le fasce d’età. Per di più, quasi 2 miliardi di persone soffrono di carenze di micronutrienti. Secondo le proiezioni il numero di persone obese nel mondo molto presto supererà il numero di persone che soffre la fame, che al momento è pari a 820 milioni. Sono diversi i fattori alla base della pandemia globale di obesità e carenza di micronutrienti, per esempio la rapida urbanizzazione.

Uno dei fattori principali è l’elevato consumo di alimenti ultra-lavorati, composti prevalentemente da ingredienti artificiali. Sono ricchi di grassi saturi, zuccheri raffinati, sale e additivi chimici.
Sono quindi stati proposti quattro punti che potrebbero migliorare l’alimentazione umana.

Primo: i Paesi dovrebbero attuare politiche pubbliche e leggi con incentivi adeguati per proteggere le diete nutrienti e incoraggiare il settore privato a produrre alimenti più sani. Per esempio, tasse sui prodotti alimentari poco sani, etichette sugli alimenti più comprensibili e più complete, restrizioni sulla pubblicità degli alimenti, in particolare quelli per i bambini.

Secondo: i governi dovrebbero promuovere il consumo di alimenti locali e freschi, creando circuiti locali di produzione e consumo. Ciò vuol dire migliorare l’accesso e la promozione del cibo locale e fresco.

Terzo: gli accordi commerciali internazionali devono essere progettati per influenzare positivamente i sistemi alimentari, in quanto gli alimenti ultra-lavorati tendono ad essere più vantaggiosi nel commercio internazionale.

Quarto: la trasformazione dei sistemi alimentari parte da terreni sani, semi sani e metodi agricoli sostenibili. L’intero sistema alimentare deve essere riadattato.

Graziano da Silva ha inoltre evidenziato l’esigenza di coltivazioni che rispettino l’ambiente, sottolineando che il modello agricolo scaturito dalla Rivoluzione Verde non è più sostenibile, in quanto i sistemi agricoli ad alto input e ad elevato sfruttamento di risorse hanno sì aumentato la produzione di alimenti, ma a un costo elevatissimo per l’ambiente, causando deforestazione, scarsità d’acqua, esaurimento dei suoli e alti livelli di gas serra.

Categories: AgriCultura

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