IL PRANZO DELLA DOMENICA: La pizza, il simbolo dell’Italia nel mondo

Published by Fabio Massimo Pallottini on

In questa settimana si è parlato molto di pizza, sia in termini positivi, visto che è stata celebrata la giornata mondiale della pizza, sia in termini preoccupanti, a causa della bomba messa davanti alla pizzeria di Gino Sorbillo, una delle più celebri nel centro storico di Napoli, alla quale esprimo la mia vicinanza. Quel che è certo comunque è che rimane una delle tradizioni culinarie italiane maggiormente apprezzata qui da noi, ma anche una di quelle maggiormente identificabili nel mondo.

Ragionando soltanto in termini numerici, in Italia vengono prodotte 8 milioni di pizze ogni giorno, per un fatturato annuo di 15 miliardi di euro e un movimento economico che supera complessivamente i 30 miliardi. Le imprese che vendono pizza sono quasi 127mila mentre i pizzaioli sono quasi 105 mila, ma raddoppiano nei fine settimana. Ma, come dicevamo, questo piatto non è celebre soltanto nel nostro Paese: Stati Uniti, Francia, Brasile, Spagna, Svezia, Corea, India, Australia, Regno Unito… è praticamente impossibile trovare un Paese in cui non siano presenti delle pizzerie, anche se poi il prodotto venduto all’interno possa presentare ricette molto diverse, nonostante alcune caratteristiche di base, e nonostante praticamente tutti ne riconoscano l’origine e la tradizione italiana.

Proprio per questo, non è un caso che nel 2017 l’arte dei pizzaioli napoletani sia stata inserita fra i patrimoni dell’umanità dell’Unesco, con la motivazione che «il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaiuoli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiuolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale».

Allo stesso modo, non stupisce che un piatto così ricco di significato e tradizione venga usato anche come “strumento politico”. Nel Regno Unito, in cui in questi giorni come negli ultimi mesi non si parla d’altro che di Brexit, c’è una pizzeria nel collegio elettorale di Hackney North e Stoke Newington che propone uno sconto del 25% sulle pizze per tutti coloro i quali desidererebbero rimanere nell’Unione Europea. Basta presentarsi nel locale con la copia di una lettera o di una e-mail inviata a uno dei parlamentari locali dove si è chiesto di proporre un secondo referendum, e lo sconto è ottenuto. La promozione sulle pizze finirà il prossimo 29 marzo o, sperano i gestori, quando sarà indetto il secondo quesito.


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