Aggiornato l’indice di sostenibilità alimentare: Francia prima nel mondo, settima l’Italia

Published by Fabio Massimo Pallottini on

La Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (Bcfn) e l’Economist Intelligence Unit hanno presentato, nell’ambito del 9° BCFN International Forum, l’aggiornamento del “Food Sustainability Index”, cioè l’indice nato con l’obiettivo di promuovere la conoscenza sulla sostenibilità alimentare. Si tratta di uno studio globale su nutrizione, agricoltura sostenibile e spreco alimentare, che raccoglie i dati di 67 Paesi di tutto il mondo per mettere in luce best practice e aspetti su cui intervenire in relazione ai paradossi del cibo.

Poiché sono tutti temi di cui non soltanto abbiamo parlato su questo blog, ma ai quali stiamo dedicando particolare attenzione sia come CAR che come Italmercati, ho studiato con molto interesse questa ricerca, dal titolo “Fixing Food 2018: Best Practices towards the Sustainable Development Goals”, che coniuga l’aspetto sociale, economico e ambientale della sostenibilità alimentare, poiché, come si legge, “la connessione tra questi aspetti evidenzia le principali sfide da superare, quindi l’accesso al cibo, la promozione di diete sane e sostenibili e un sistema di produzione e distribuzione del cibo più consapevole”.

Al primo posto dei Paesi più virtuosi si è confermata la Francia, per aver adottato politiche concrete per la riduzione dello spreco, sia a livello industriale che domestico, in un mondo dove circa un terzo di tutta la produzione globale di cibo viene buttata via. Tra i casi virtuosi, la legge che impone ai supermercati di ridistribuire agli enti di beneficenza che servono le comunità povere il cibo avanzato o prossimo alla scadenza, ma anche la costruzione di infrastrutture solide in grado di minimizzare le perdite lungo la catena di distribuzione.

L’Italia è invece settima in questa graduatoria, davanti a Corea del Sud e Ungheria, mentre è invece prima per quello che riguarda l’agricoltura sostenibile. Le criticità maggiori indicate sono quelle relative alla gestione delle acque e i pochi investimenti sulla ricerca. Nel campo della nutrizione, invece, pur mantenendo un’aspettativa di vita alta, pari a una media di 83 anni, cambia l'”aspettativa di vita sana” che si abbassa a 73 anni. Determinante, in questa situazione, la percentuale di persone sovrappeso o obese, che riguarda il 37% della popolazione fra 5 e 19 anni, e il 59% degli adulti. Le principali cause vengono indicate nell’allontanamento dalla Dieta Mediterranea e da modelli alimentari sostenibili, uniti ad una scarsa propensione all’attività fisica.

Discorso diverso merita lo spreco di cibo dove, a fronte di un 2% di cibo gettato rispetto al totale che viene prodotto, si registrano circa 65 Kg/anno di cibo sprecato a persona. Un numero ancora piuttosto alto che però il nostro Paese sta provando a ridurre significativamente, grazie anche a iniziative politiche recenti, come la Legge Gadda del 2016, di cui abbiamo già molto parlato.


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