IL PRANZO DELLA DOMENICA: Agroalimentare italiano primo nel mondo per qualità. Nel Lazio in crescita il biologico

Published by Fabio Massimo Pallottini on

Vorrei condividere con voi i risultati di un interessante focus proposto Intesa Sanpaolo in collaborazione con l’Ordine degli Agronomi dal titolo: “Il valore e le potenzialità del settore agroalimentare nel Lazio”. Da questo studio emerge chiaramente che il settore agroalimentare è un asset strategico per lo sviluppo del territorio laziale inserendosi in un contesto nazionale che ha un peso del 3,9% sull’economia italiana. Nel 2017 il settore ha generato un valore aggiunto superiore ai 60 miliardi di euro (33 per l’agricoltura, silvicoltura e pesca e 27,3 per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco) e ha occupato quasi 1,4 milioni di persone (circa 920 mila per agricoltura, silvicoltura e pesca e circa 465 mila per l’industria alimentare, delle bevande e del tabacco). Inoltre, l’Italia riveste un ruolo importante anche a livello di agroalimentare europeo: è infatti terza per valore aggiunto e occupati dopo la Francia e la Germania, ma detiene il primo posto per qualità e ricchezza della produzione con 294 certificazioni (DOP, IGP e STG) nel comparto agricolo e alimentare (di cui 53 formaggi) e 564 certificazioni (DOP e IGP) nei vini e nei liquori. Puntando sulla qualità del Made in Italy, in un decennio che ha visto soffrire i consumi nazionali, l’agroalimentare italiano ha saputo trovare nell’estero il suo naturale sbocco.

Negli ultimi 10 anni (2008-2017), l’esportazioni alimentari italiane hanno sfiorato una crescita del 60%, contribuendo in modo fondamentale alla crescita dell’export manifatturiero italiano (che nello stesso periodo è aumentato del 23%), con 12,4 miliardi di euro aggiuntivi esportati. Nel 2017, l’export italiano nel Food&beverage ha così raggiunto la cifra record di 33 miliardi di euro che, sommati agli oltre 7 miliardi di esportazioni agricole, hanno permesso all’agro-alimentare italiano di raggiungere i 40 miliardi di export complessivi.

In uno scenario globale che nel corso dei mesi si è fatto via via più incerto, i più recenti segnali per la trasformazione rimangono positivi: nei primi otto mesi del 2018 il fatturato dell’alimentare italiano è cresciuto a valore, rispetto al corrispondente periodo del 2017, dell’1,8%, grazie sia al traino dell’estero, sia del mercato interno.

Nella prima metà dell’anno, l’export agroalimentare ha registrato una crescita tendenziale del 2,5% a valore, sintesi di andamenti contrastanti: in crescita del 3,9% le esportazioni dell’industria della trasformazione, in calo del 3,8% l’export agricolo, penalizzato dalla sfavorevole congiuntura climatica nei primi mesi dell’anno.

In particolare nel Lazio siamo di fronte una profonda disomogeneità a livello provinciale. Se si esclude Roma, il peso dell’agricoltura sull’economia laziale sale al 4,5% per valore aggiunto e al 6,5% per occupati; dati questi al di sopra della media italiana. Inoltre, la nostra è la nona regione italiana per superficie agricola utilizzata. Con una dimensione media aziendale in crescita, ma stimata superare di poco i 12 ettari per azienda.  Positivi i dati sulla produttività, in crescita dal 2013, con un forte orientamento al biologico, che fa conquistare al Lazio la quarta posizione tra le regioni italiane per quota di biologico sul totale della superficie utilizzata (16,9%). Sono risultati veramente confortanti che ci confermano che la strada che abbiamo intrapreso al CAR e a ITALMERCATI è quello giusto che vorrei sintetizzare in 4 punti: made in Italy, biologico, modernità ed efficienza.


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