L’AGRICOLTURA GUARDA AL FUTURO CON LE INTELLIGENZE ARTIFICIALI E L’INTERNET OF THINGS
Già in passato, su questo blog, abbiamo affrontato il tema del futuro dell’agricoltura e, più in generale, dell’alimentazione mondiale, analizzando come la scienza possa aiutare a risolvere problematiche che l’intero pianeta si troverà ad affrontare.
Proprio per questo, ho letto con grande interesse un articolo uscito pochi giorni fa su “Il Messaggero”, nel quale viene riportato come “secondo un recente rapporto della Food and Agricolture Organization delle Nazioni Unite, per sfamare l’intera umanità nei prossimi 30 anni la produzione di cibo dovrà crescere del 70%”.
Come faremo ad assecondare un simile incremento? Fortunatamente, molte persone si sono poste questa domanda in tempo e le risposte che sono state date sono diverse, qualcuna più convincente, altre meno, ma comunque tutte utili per trovare una soluzione. Quella su cui si concentra l’articolo del Messaggero riguarda la robotica, l’Intelligenza Artificiale e l’Internet of Things, strumenti con i quali “ingegneri e agricoltori stanno lavorando insieme per trovare una soluzione tecnologica per far crescere la produttività delle aziende agricole. Si chiama smart farming e precision agricolture”.
I risultati raggiunti permettono di pensare che “tutti i tipici processi produttivi, dalla semina all’irrigazione, fino alla raccolta, saranno assistiti da macchine a guida autonoma, droni, e migliaia di sensori che permetteranno di controllare lo stato delle colture, con continue analisi di luce, umidità, temperatura del suolo. Per efficientare la produzione nelle diverse aree del terreno agricolo”. Anche alcune aziende produttrici di macchine agricole tradizionali stanno ampliando i loro orizzonti. La Agco Corporation, ad esempio, “ha sviluppato una flotta di piccoli robot che lavorano nei campi a sciami, piantando mais. Sono dei veicoli a guida autonoma, che possono poi spargere anche il fertilizzante. Nei prossimi 5 anni comunque, le attuali macchine di precision seeding saranno spostate da trattori e veicoli a guida autonoma, permettendo un incremento significativo della produzione per ettaro di terreno. Anche il processo di irrigazione delle colture riceverà benefici dalla grande quantità di dati rilevati dai sensori dell’IoT. Moltissime aziende utilizzano già oggi sistemi di irrigazione a goccia, con piccoli tubicini di plastica posizionati tra i 15 e i 25 centimetri sotto la superficie del terreno, risparmiando tra il 25% e il 50% dell’acqua, rispetto alla tradizionale irrigazione a pioggia. Ricevendo in tempo reale dati dai sensori di rilevazione dello stato dei terreni, sarà possibile dosare l’acqua secondo necessità, operando in maniera autonoma per mantenere l’umidità ottimale del terreno, senza l’intervento manuale dell’agricoltore. Robot coltivatori con sistemi di rilevamento laser e GPS si muoveranno nei campi, guidati da algoritmi machine learning che insegnano a riconoscere le erbacce prima di rimuoverle dal terreno”.
Sembra di parlare di realtà ancora lontane dalla quotidianità della produzione, ma in realtà molti prototipi già esistono e vengono utilizzati in via sperimentale. “La Deepfield Robotics, società di robotica della Bosch, ha già sviluppato alcuni prototipi che sostituiscono l’uomo nel lavoro dei campi, nella fase di crescita e controllo delle piantine. In Florida ed in California, la startup Harvest Croo Robotics sta testando dei veicoli automatizzati per la raccolta delle fragole”. I risultati sono straordinari, se consideriamo che “secondo il co-fondatore della startup, Gary Wishnatzki, un singolo robot raccoglitore può sostituire 30 agricoltori su una area di circa 25 acri di terreno, riducendo sensibilmente il rischio di danneggiare il frutto durante la raccolta”.
Basteranno queste innovazioni per fronteggiare l’emergenza che ci aspetta? È troppo presto per dirlo. Sicuramente, però, saranno un grande aiuto per l’uomo, la cui presenza e supervisione rimarrà sempre fondamentale.