Ancora polemiche sui mercati rionali, cerchiamo di immaginare un futuro diverso

Published by Fabio Massimo Pallottini on

Un articolo del Messaggero di qualche giorno fa ha riportato all’attenzione di molti la delicata situazione dei mercati rionali a Roma. Solo per la fredda cronaca, e per dare un contesto alle mie riflessioni, questa volta la polemica riguarda i mercati autogestiti, quelli cioè dove le spese di gestione e manutenzione sono a carico degli operatori. Aumentare il canone di affitto, anzi raddoppiarlo, porterebbe alla quasi estinzione dei mercati autogestiti di Roma.
Delle condizioni dei mercati rionali a Roma ho già parlato qualche settimana fa su questo blog, non posso negare quindi di essere sempre più dispiaciuto per quella che è la situazione attuale. Al di là del merito della vicenda sopra riportata, mi piacerebbe che dei mercati rionali non si parlasse più soltanto come un problema difficile da gestire, di una fonte di discussione riguardante solamente canoni, tariffe, costi di gestione e profitti.
Come membro del board dell’Associazione che riunisce i Mercati Mondiali all’Ingrosso e quale presidente della Rete Italiana ho avuto modo di partecipare alla campagna “Love Your Local Market” che, partita da Londra, ha ormai coinvolto numerose città europee. Cuore della comunicazione è far comprendere che i mercati hanno una rilevanza storica e sociale nelle città come nei villaggi, pietre angolari di un commercio che soddisfaceva le esigenze degli insediamenti circostanti come degli abitanti. Ancora oggi in molti piccoli paesi il giorno del mercato occupa un posto speciale nel cuore di ogni ceto sociale, come luogo per fare acquisti, ma anche per socializzare, incontrarsi.
I mercati soddisfano la lacuna del centro commerciale in cui si può trovare tutto quello che occorre tranne l’“amico” panificatore, macellaio, fruttivendolo. “Love Your Local Market” è stato ideato per promuovere il cambiamento ed avvicinare una nuova generazione di acquirenti.
Ogni tuo acquisto – recita lo slogan della campagna – influisce sul mondo circostante”. La statunitense Frances Morre Lappè – esperta del settore – tiene a sottolineare che “la speranza è una presa di posizione e non una valutazione”.
Occorre aprire una riflessione che abbia lo sbocco di avviare un importante lavoro di crescita culturale che colga e manifesti quel valore aggiunto, unico nel suo genere, che i mercati possono rappresentare.
È la mia speranza.


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