Ma il caffè non era una delle “chicche” del Made in Italy? Starbucks dice di no

Published by Fabio Massimo Pallottini on

Duecento. Questo è il numero di nuove aperture che la Starbucks prevede di realizzare in Italia nei prossimi anni. Passata un po’ in sordina, sopravanzata dalla notizia delle palme in Piazza Duomo realizzate a spese della multinazionale, è una novità importante nel sistema commerciale italiano.

Mi chiedo, ma l’italiano così appassionato da consumare il rito dell’espresso o del cappuccino presso uno del 150 mila bar aperti nel Belpaese, sarà interessato ad un modello di consumo diverso come propone Starbucks? Io credo di sì. Del resto, gli italiani (soprattutto i giovani) sono sempre più attenti e desiderosi di scoprire nuove modalità di consumo per prodotti tutto sommato tradizionali.

Si pensi al successo degli hamburger per la carne o a sushi e sashimi per il pesce. Un po’ di rammarico c’è per il fatto che le big company italiane del settore – tra tutte Lavazza e Illy – troppo tardi hanno scoperto l’opportunità di creare dei propri format da diffondere in tutto il mondo. E ora sono all’inseguimento. Utilizziamo quindi questo esempio per partire noi per primi su altri settori – penso ad un modo più moderno di consumare frutta e verdura – e diventare player di un mercato che, piaccia o no, è sempre più globalizzato.

Categories: AgriCultura

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